


È la prima volta che una “Infinity Room” di Yayoi Kusama arriva in Italia: come lasciarsi sfuggire l’opportunità di visitarla privatamente?
Marguerite Yourcenar faceva affermare all’Imperatore Adriano che si sentiva responsabile della bellezza del mondo; anche noi di Banca Generali, con le dovute proporzioni, riteniamo di doverci occupare di preservare e nel contempo diffondere il più possibile l’arte e la cultura.
Speriamo che i sessanta inviti personali per questa visita privata alla mostra di di Yayoi Kusama siano una piacevole sorpresa per chi li riceverà.

© Yayoi Kusama, Fireflies on the Water, 2002. Mirrors, plexiglass, lights, and water, 111 × 144 1/2 × 144 1/2 in. (281.9 × 367 × 367 cm). Whitney Museum of American Art, New York; purchase with funds from the Postwar Committee and the Contemporary Painting and Sculpture Committee and partial gift of Betsy Wittenborn Miller 2003.322. © Yayoi Kusama. Photograph by Jason Schmidt
ORE 19.00
APERITIVO IN CITTA' ALTA
Per rendere ancora più piacevole l'esperienza, abbiamo organizzato per gli invitati un aperitivo conviviale presso il Circolino (Vicolo Sant’Agata 19) a pochi passi dalla mostra

L'artista
Secondo “The Art Newspaper”, un’indagine condotta tra le principali istituzioni museali incorona Yayoi Kusama l’artista più popolare del mondo.
Un riconoscimento curioso per lei, dato che dal 1977 vive per sua volontà in un istituto psichiatrico in Giappone da cui ogni giorno si reca al suo atelier, proprio di fronte alla struttura, e dipinge.
La sua storia personale è travagliata: nata in una ricca famiglia giapponese, che disapprova e tenta di reprimere in ogni modo la sua vocazione artistica, non si lascia scoraggiare e studia l’arte con grande dedizione.
Colpita dai dipinti dell’artista Giorgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz, le scrive e, dopo la sua risposta, nel 1958 si trasferisce decise negli Stati Uniti, prima a Seattle e poi a New York. Negli anni Sessanta Kusama diventa un’icona dell’avanguardia newyorkese e viene considerata una rivoluzionaria per l’epoca.
La sua carriera continua ininterrotta, anche quando ritorna in Giappone nel 1973: scrive romanzi e poesie e dipinge, avviando collaborazioni prestigiose con brandi moda, tra cui la maison francese Louis Vuitton.

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